Descrizione
Nel 1838 il ritrovamento di un documento di grande rilevanza nel quadro degli studi arabistici, un nuovo e importante manoscritto dell’opera del grande storico maghrebino ‘Abd al-Rahman ibn Muhammad ibn Khaldun, rappresentò la possibilità di sviluppo delle conoscenze storiche sui popoli arabi che, soprattutto per ciò che riguardava l’epoca pre-islamica, erano ancora precarie e lacunose. All’epoca Gian Antonio Arri apparteneva al brillante gruppo torinese di studenti di lingue e culture orientali; su di lui la ricerca storica è povera di contributi e solo di rado si è concentrata l’attenzione sul suo profilo intellettuale e sui contenuti dei suoi studi. L’entusiasmo per il ritrovamento di un documento tanto importante nel contesto degli studi storici e arabistici fu subito espresso da Arri insieme al proposito di studiarne a fondo il testo e offrire un significativo contributo italiano a questo versante di studi. Sfortunatamente, a causa della morte prematura nel 1841, questi studi non furono pubblicati e la documentazione del suo intenso lavoro rimase negli archivi della Biblioteca Reale di Torino. Voce solo apparentemente minore nel quadro della cultura arabistica del suo tempo, Arri ci propone un profilo e un tessuto di relazioni la cui ricchezza è rivelatrice di un contesto culturale articolato ed esteso in cui le preoccupazioni di rigore filologico orientalistico sono strettamente connesse al quadro più generale delle conoscenze storiche e alle implicazioni che queste avevano per la società civile. La Fondazione Caetani ha scelto di dare ampio sostegno ai fondamentali lavori di ricerca sulla storia e la cultura islamica ed è nel quadro delle iniziative da essa promosse che l’opera di Arri trova la sua migliore collocazione.
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